venerdì 25 giugno 2010

La collezione di monete

Spero in una vita piacevole perché vissuta in armonia con le persone intorno a me e conto di poter aiutare me stesso e altri a creare relazioni piacevoli. Potrebbe sembrare l’ennesimo sogno utopico, in realtà alcune esperienze vissute infondono fiducia e consapevolezza: la strada che porta a conseguire il suddetto obiettivo esiste ed è facilmente individuabile. Proverò a seguire un filo logico per illustrare insegnamenti che ho imparato e che possono tornare utili.

Casi concreti

Mi ricordo di quando da piccolo assaggiai il mio primo gelato al fiordilatte: subito ne desiderai un secondo. Successe anche quando provai pane e zucchero, il cioccolato, … Le sensazioni al primo assaggio erano state gustosissime ed era stato facile capire che per provarle di nuovo avrei dovuto semplicemente assaggiare ancora quei cibi.
Ricordo un altro episodio in cui un bambino, stanco di giocare con il mio trattore, lo scagliò via rompendolo: mi apparve un gesto talmente cattivo che desiderai immediatamente rompere uno dei suoi giocattoli.
In tenera età tutto era molto semplice: ripercorrevo i passi che sapevo mi avrebbero portato ad assaporare un’esperienza positiva; al contrario se qualcosa comportava conseguenze negative sentivo il desiderio di procurare altrettanta negatività, come se ci fosse un conto da saldare.
Ultimamente mi sono chiesto: crescendo il mio comportamento è cambiato?
Ho dedicato poco tempo allo studio della fisica, per cui quando ho letto o ascoltato qualcosa di correlato alla materia i risultati a livello di comprensione sono stati poco buoni. Al contrario, mi è costato parecchi sacrifici imparare l'Inglese, ma le occasioni in cui ho sfruttato la conoscenza della lingua hanno abbondantemente ripagato i miei sforzi. Tutto ciò si è verificato come se anche nel campo dello studio vale la regola che ad un’azione positiva (ossia il profondere impegno) corrisponde una risposta positiva (un risultato vantaggioso), e quindi il contrario.
In passato ho trascorso poco tempo a conoscere le personalità del mondo politico locale e nazionale: se poi ho dissentito dalle decisioni prese dalle persone a cui ho dato il voto ho da rimproverare solo la mia scarsa conoscenza dei candidati. Ho constatato invece come sono rimasto soddisfatto a posteriori della mia decisione di voto quando il mio orientamento era supportato dalla conoscenza dei candidati
Lo stipendio che percepisco è basso da diversi punti di vista, vedo questo come un segno che i miei datori di lavoro hanno poca fiducia in me (ed in generale nei suoi dipendenti). Ho visto intorno a me invece casi dove stipendi più alti hanno incrementato sia la fiducia e la fedeltà all’azienda sia la produttività, con effetti positivi sia per il datore di lavoro che per il dipendente. Un aumento di stipendio, ossia un’azione positiva, può generare una risposta positiva da parte del dipendente.
Nei (rari) periodi in cui ho smesso di credere in me stesso tendevo ad abbattermi alla minima difficoltà, perché ero io il primo a intraprendere un’azione negativa, quella di sfiduciarmi: naturalmente qualsiasi avvenimento sembrava ai miei occhi assumere una connotazione altrettanto negativa, come se fossi perseguitato da una nuvola nera. Nei momenti in cui mi sento sicuro ogni difficoltà è invece l’occasione per dimostrare il mio valore, perciò tutto ciò che accade (anche l’insorgere di problemi) assume una connotazione positiva, perché sono io ad assumere quest’ottica.
Che dire di altre situazioni maggiormente codificate che riscontro intorno a me?
Ho visto un figlio che aveva riportato un bel voto a scuola e dal padre era stato premiato. Ho visto un bambino disubbidire alla madre e scottarsi con dell'acqua calda: fu punito dai genitori. Se fosse mancato il premio o la punizione, qualcosa dentro di me avrebbe avvertito un senso generico di ingiustizia, perché in qualche modo sembra esistere una legge innata che determina la necessità di una corrispondenza tra azione (positiva o negativa) e risposta (che deve essere di ugual segno).
Oppure, ho notato più di una squadra di calcio perdere continuamente nei periodi in cui qualche giocatore rema contro o qualche evento esterno turba la serenità dell’ambiente e la stessa squadra improvvisamente vincere tutte le partite nel momento in cui inizia a giocare unita o con più fiducia: non per niente si dice che le partite si vincono o perdono in base all’atteggiamento, convinto o meno, con cui le squadre scendono in campo.
Infine, non avete mai visto un avaro che risponde con grande altruismo ad un semplice gesto di generosità ed una persona di grande umanità ignorare chi si è comportato da egoista?

Deduzioni

Da bambino operavo scelte in base alla conseguenza che prevedevo ne sarebbe scaturita in risposta, o in reazione a ciò che mi accadeva nel bene o nel male. Lo stesso comportamento assumo spesso da adulto e mi sembra che tutto attorno a me segua questa regola, sia le altre persone che i fatti che si verificano (anche se apparentemente slegati o non direttamente collegati ad una scelta umana). Allora mi chiedo: cosa spinge tutti e tutto ad accordarsi a questo principio? È così conveniente agire secondo questa norma?
Vedo tanti ripagare con la stessa moneta che ricevono. Forse perché spesso è l’unica che hanno a disposizione. Se penso alle situazioni che mi sono capitate durante la giornata allora posso intravedere chiaramente in parecchi casi questo tipo di comportamento che avevo da bambino. Al contrario rimango inconsciamente stupito nel caso in cui la “Regola” non è osservata, ad esempio quando accade qualcosa di brutto e la sento immeritata (come un terremoto).
Ma allora sono solo un robot che si comporta in maniera positiva o negativa sulla base della risposta prevista o ricevuta in precedenza? Mi adeguo acriticamente a questa norma predominante? Mi comporto come un bambino senza cambiare mai, senza crescere?

La (mia) soluzione

A volte sì. Tuttavia so che dipende da me. Sono dotato del libero arbitrio, dono che mi permette di comportarmi in modo diverso dal semplice "ricambiare con la stessa moneta" o dal simile "non fare agli altri ciò che non desideri sia fatto a te".
Mi è capitato di essere stato offeso, di appurare che erano state dette delle falsità sul mio conto, che non mi fossero restituiti soldi che avevo imprestato. Troncare i rapporti oppure comportarmi altrettanto slealmente avrebbe significato inquinare ancora di più le relazioni sociali attorno a me. Ho preferito invece porgere l'altra guancia e accordare ancora fiducia a quelle stesse persone. Perchè?
Da tempo ho trovato una mia risposta a questo interrogativo. È facile pensare che il compiere azioni positive è un atteggiamento che ripaga ampiamente: l'altra persona, sentendosi in difetto, decide di sdebitarsi; oppure, dopo aver ricevuto un atto di generosità, decide di rispettare la regola del "do ut des"; oppure semplicemente ripaga con la stessa moneta d'oro che ha ricevuto. Tuttavia non sono un calcolatore che si aspetta di ricevere dagli altri, semplicemente il mio è un atteggiamento che mi fa star bene e che crea un clima positivo nelle persone accanto a me. Incrementa la qualità della mia vita, anche in assenza di "risarcimenti" o premi. E questo ha reso la mia vita felice in maniera permanente, non effimera.
All'inizio è uno sforzo tenere a disposizione tante monete con cui ricambiare le azioni degli altri esseri umani. Poi viene naturale avere la sacca piena (che pesa sempre meno nonostante le monete aumentino di valore e numero) e cercare, con il mio libero arbitrio, di usare le monete sapientemente: l’obiettivo è instaurare circoli viziosi positivi (a cui si può arrivare in parecchi modi, qualche volta anche punendo chi si è comportato male. Il carcere ad esempio serve a questo. Non sto affermando che bisogna sempre ripagare con la moneta d’oro, qualche volta quella di latta è più appropriata!).
Le persone possono cambiare. Questa convinzione spiega sia perchè mi piace usare monete di valore anche con chi sbaglia sia perché quest’atteggiamento ispira positività. Penso di trasmettere l’idea che una persona può essere migliore di quanto sia stata fino a ieri, che non ripeterà un gesto negativo, che una persona merita comunque di essere amata anche se ogni tanto si comporta male. È assai spiacevole per una persona essere penalizzata o marchiata a vita per un gesto, è assai stimolante invece trasmettere fiducia.

Conclusioni

Ho scritto in prima persona, portando me stesso come esempio, per una semplice ragione: potrai capire che ciò che ho detto deriva dalla mia esperienza e che ti parlo sinceramente.
Scrivo in prima persona, tuttavia spero che ti sia immedesimato in un più di una situazione: proprio per questo ho esagerato con gli esempi, per permetterti di capire la chiave di lettura che sto dando. Il mio compito è di trasmetterla in modo chiaro, il tuo quello di decidere se condividerla o respingerla.
Scrivo in prima persona, ma l'azione di scrivere significa che ciò che ho raccontato e l'idea che ho espresso vale per tutti gli esseri umani. Altrimenti avrei evitato di raccontarla.
Ho scritto perché spero che ti accorga di questo meccanismo/principio, che prescrive di ripagare gli altri con la stessa moneta (sia essa d'oro o di latta), e possa decidere con maggior consapevolezza se assecondarlo oppure decidere di non applicarlo. Spero che il fine che questa maggior consapevolezza può portare a perseguire (il non essere l'esecutore inconsapevole di un principio universale ma un individuo in grado di padroneggiare intelligentemente le proprie azioni consapevole delle conseguenze non immediate ma di lungo corso) sia la pace tra gli uomini: pace che significa sia evitare le guerre, sia convivere in armonia perdonando gli errori e accordando generosamente fiducia, per una reciproca soddisfazione.

Bibliografia

Laszlo Mero
Calcoli morali
Teoria dei giochi, logica e fragilità umana

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